Diritto di Famiglia
Il diritto di famiglia è l’insieme delle norme che regolano i rapporti giuridici delle persone che costituiscono un nucleo famigliare. È infatti il nucleo, nella sua totalità, ad avere la massima preminenza rispetto al singolo, laddove gli interessi familiari assumono maggiore rilievo e tutela rispetto a quelli individuali, che anzi in qualche modo ne risultano “limitati”.
Valga, a mero titolo di esempio, le limitazione al diritto alla libertà del soggetto: se al di fuori dell’istituto un uomo o una donna hanno piena facoltà di intrattenere relazioni con chiunque desiderino, ciò non può dirsi in seguito al matrimonio, quando viene ad istituirsi un dovere reciproco alla fedeltà.
Si tratta di un coacervo di diritti e di doveri, in quanto il marito ha il diritto ad essere assistito in caso di necessità, e la moglie ha il dovere di accudirlo, e viceversa, La prole ha il diritto ad essere tutelata e il genitore ha il dovere di tutelarla.
Tutti diritti assoluti, indisponibili, imprescrittibili, di ordine pubblico, oggetto di particolare tutela penale e personalissimi.
Si tratta notoriamente di un istituto vivo, che nel corso del tempo ha subito modifiche che lo hanno allineato ai cambiamenti sociali che sempre attraversano le collettività.
Basti pensare che c’era un tempo in cui, in Italia, l’uomo assumeva nella famiglia, oltre alla patria potestà, anche un ruolo predominante rispetto a quello della moglie, che gli consentiva di impartirle ordini e divieti : circostanze che sembrano lontane anni luce rispetto all’odierno vivere civile ma che in realtà sono piuttosto recenti se si pensa che risalgono a pochi decenni or sono.
Erano gli stessi anni nei quali un matrimonio poteva celebrarsi solo a patto e condizione che la famiglia della sposa, o la sposa stessa, conferisse al marito una dote, vale a dire un insieme di beni (denaro, ma anche terra, bestiame, ed altre utilità).
E questo tanto nei ceti altolocati che in quelli popolari.
Si trattava di norme ampiamente radicate, che addirittura affondavano le loro radici all’epoca romana, eppure, come detto, la loro abolizione è avvenuta in anni relativamente recenti : è solo nel 1975 che nel nostro Paese viene abrogata la potestà maritale prevista nel Codice Civile, a favore dell’articolo 263 che inaugura la riforma del diritto di famiglia e il nuovo concetto di potestà genitoriale.
A partire dalla conquista dell’eguaglianza giuridica dei coniugi, la disciplina dei rapporti familiari è stata trasformata per mezzo di altri importanti traguardi, come il riconoscimento dell’eguaglianza tra figli legittimi e illegittimi (figli naturali), che dunque godono dei medesimi diritti di successione dei primi, e verso i quali i genitori (entrambi, visto che sia padre che madre esercitano la loro potestà) hanno gli stessi doveri, ma anche la scomparsa della dote e del patrimonio familiare.
Queste le motivazioni concrete per le quali lo stesso viene ritenuto un diritto vivo e sempre pronto ad adeguarsi all’evoluzione ed al cambiamento dei tempi, tale da richiedere aggiornamento e studio continuo e costante per garantire sempre un’assistenza di primo rilievo.